mercoledì 23 gennaio 2013
homo anentropicus
Tra l'"homo consumator" e l'"homo anentropicus" c'è una grande distanza culturale ed evoluzionistica: almeno la stessa che c'era stata tra l'homo erectus e l'homo sapiens.
All'inizio era il consumatore; ma non il consumatore normale ma il consumatore "forsennato" tipicamente occidentale, per lo più americano. Per alimentarsi acquistava per due o tre volte il cibo che gli serviva; almeno la metà, dopo averlo tenuto in frigo per qualche giorno, lo buttava nella spazzatura. Il rimanente cibo serviva per superalimentarsi e crearsi una riserva grassa che negli anni lo fece obeso. Per spostarsi utilizzava un'automobile, venti volte più pesante di lui, di enorme cilindrata, dal rendimento pessimo ed altamente inquinante. La quantità di acqua utilizzata era enorme (sette volte la quantità necessaria). Per riscaldarsi usava per lo più combustibili fossili (carbone ed idrocarburi) che bruciava in eccedenza producendo grandi quantità di CO2 e compromettendo il delicato equilibrio dei gas nella biosfera.
Il consumatore era un diretto discendente del cacciatore; così come quello predava la selvaggina, cosi egli attingeva dalle risorse naturali che pensava infinite; i minerali, i combustibili fossili, il legno delle foreste, le risorse ittiche, etc. L'atteggiamento del consumatore era un atteggiamento infantile, da ignorante prima e successivamente, a mano a mano che crescevano le sue conoscenze, da irresponsabile.
Le conoscenze sulle variazioni climatiche, sugli equilibri ecologici, sulle risorse naturali e sulle guerre tra popoli che spesso queste condizionavano, diedero all'uomo un maggiore grado di consapevolezza. Fu questa la molla che spinse il consumatore ad evolvere erso la nuova specie dell'uomo anentropico.
sabato 19 gennaio 2013
Il lavoro anentropico
Ogni giorno in Italia si perdono migliaia di posti di lavoro. La disoccupazione, specie quella giovanile, è a livelli record. E' una catastrofe!. Un Paese senza lavoro è un Paese morto; la nostra Nazione poi è fondata sul lavoro.
Il problema cosiddetto della "crescita" affrontato, ma non risolto, dal governo Monti, è il problema di come affrontare la disoccupazione; è evidente che non può esserci crescita senza lavoro e quindi con la disoccupazione. Il problema è serio e complicato perchè gli assetti occupazionali degli ultimi decenni hanno visto protagoniste la grande industria (automobilistica, siderurgica, navale) e sopratttutto la piccola e media impresa.
Purtroppo negli ultimi anni proprio queste aree produttive hanno vissuto e vivono momenti di grande crisi con una inevitabile ricaduta negativa sull'occupazione.
Un provvedimento governativo finalizzato alla crescita dovrebbe attirare gli investitori esteri, abbassare il costo del lavoro, proporre incentivi alle piccole e medie imprese etc. Ma il punto centrale della eventuale ripresa dell'industria e della piccola e media impresa è il "prodotto"; cioè non basta attirare gli investitori, e favorire le imprese e gli industriali abbassando il cosiddetto cuneo fiscale, se poi il prodotto dell'industria non ha valore sul mercato. Nei ragionamenti che in genere si fanno su questo argomento non si tiene adeguatamente conto dell valore del prodotto. L'industria automobilistica, per esempio, può riiniziare gli investimenti e ripartire, ma se non si vendono le automobili questa ripresa è destinata a fallire.
Il punto centrale è quindi il prodotto: solo se questo è ricercato sul mercato gli investimenti in quell'industria sono destinati a produrre una ripresa.
La prima cosa che ci si dovrebbe chiedere è la seguente: quali sono i campi, le aree all'interno delle quali si potrebbe operare per creare posti di lavoro? Per rispondere a questa domanda bisogna prima evidenziare quelle che sono le aree di criticità della nostra attuale società sulle quali è indispensabile intervenire per limitare i danni che in queste aree si stanno producendo.
- I rifiuti solidi urbani . Questa è davvero un'area critica che nel tempo ha generato e continuerà a generare problemi gravissimi al patrimonio naturalistico, all'immagine del nostro Paese (a forte vocazione turistica) e alla salute dei cittadini e all'inquinamento di terreni e falde acquifere, alla genesi di forti tensioni sociali nelle aree delle discariche per non citare quelli legati al "favoreggiamento" della criminalità organizzata. Bisognerebbe quantificare il costo del problema "rifiuti solidi urbani" (sicuramente nell'ordine di miliardi di euro) sommando i costi per lo smaltimento nelle discariche, i costi di una eventuale bonifica dei terreni e delle falde, quelli legati alla insorgenza di patologie più o meno gravi nella popolazione esposta, quelli legati al calo del turismo conseguente al deterioramento dell'immagine del Bel Paese, quelli legati al contenimento delle tensioni sociali etc. Questa è quindi una bella area di intervento dove creare nuovi posti di lavoro. Tutto il lavoro che si genera dal riciclaggio dei rifiuti solidi urbani non genererà solo un prodotto prezioso sul mercato ( le materie prime recuperate) ma, soprattutto, un risparmio enorme sul costo che attualmente ha lo smaltimento dei rifiuti solidi. Questo è uno di quei casi che io chiamo "lavoro anentropico" un lavoro cioè che tende a correggere il disordine del sistema. Se si creano posti di lavoro in questo settore non si abbassa solo il tasso di disoccupazione ma, contestualmente, si opera in un campo dove è necessario intervenire per limitare i danni e si produce un prodotto di valore.
- Il campo dell'energia . L'energia è un prodotto nobile e commercialmente prezioso di cui non possiamo fare a meno sia per l'uso domestico che per quello industriale; se paghiamo cara l'energia anche la nostra industria se la passa male (vedi quella dell'alluminio). Anche questa è un'area critica innanzitutto perchè non essendo autosufficienti dal punto di vista energetico la importiamo.
Il vento e il sole ci permettono di produrre energia elettrica che, unitamente alle altre fonti rinnovabili e una certa quota di fonti fossili ci potrebbero garantire l'indipendenza energetica.Gli investimenti nelle piccole e medie industrie che producono pannelli solari e apparati per il microeolico (più che il grande e il mini eolico che risvegliano gli appetiti della malavita organizzata e generano un discreto impatto ambientale) avrebbbero come conseguenza: generare occupazione, non solo nelle industrie produttrici di pannelli solari e apparati per il microeolico, ma anche nelle piccole e medie imprese di impiantisti ed elettricisti. Inoltre la diffusione delle strutture eoliche e fotovoltaiche genera energia senza l'impiego di costi aggiuntivi per materie prime. Questo lavoro nel campo dell'energia è anch'esso un "lavoro anentropico".
- Il campo del risanamento ambientale . Purtroppo si parla di risanamento ambientale solo nei giorni successivi alle catastrofi che periodicamente ma fatalmente colpiscono il nostro Paese.
Il costo di eventi come terremoti, alluvioni, inondazioni, incendi molto spesso è nell'ordine dei miliardi di euro a causa di un territorio "impreparato" alle catastrofi; quindi se il territorio viene risanato il risparmio è assicurato da un minor costo della catastrofe.
In questo ambito rientrano pure i lavori per risanare gli acquedotti. In molte città il deterioramento degli acquedotti fa si che si perda il 40-50% di acqua, bene naturale non infinito, destinato nei prossimi anni a diventare sempre più prezioso. Risanare gli acquedotti dunque non significa creare solamente posti di lavoro e diminuire la disoccupazione ma risparmiare sul costo dell'acqua.
Il lavoro anentropico, come si vede, è un tipo di lavoro utile che ha un valore aggiunto caratterizzato dalla capacità di contrastare il deterioramento del sistema e di risolvere, contestualmente, più problemi.
Diminuire la disoccupazione aumentando posti di lavoro non utile potrebbe riverarsi una soluzione temporanea in quanto il lavoro non utile è più dispendioso e più difficilmente sostenibile.
Il problema cosiddetto della "crescita" affrontato, ma non risolto, dal governo Monti, è il problema di come affrontare la disoccupazione; è evidente che non può esserci crescita senza lavoro e quindi con la disoccupazione. Il problema è serio e complicato perchè gli assetti occupazionali degli ultimi decenni hanno visto protagoniste la grande industria (automobilistica, siderurgica, navale) e sopratttutto la piccola e media impresa.
Purtroppo negli ultimi anni proprio queste aree produttive hanno vissuto e vivono momenti di grande crisi con una inevitabile ricaduta negativa sull'occupazione.
Un provvedimento governativo finalizzato alla crescita dovrebbe attirare gli investitori esteri, abbassare il costo del lavoro, proporre incentivi alle piccole e medie imprese etc. Ma il punto centrale della eventuale ripresa dell'industria e della piccola e media impresa è il "prodotto"; cioè non basta attirare gli investitori, e favorire le imprese e gli industriali abbassando il cosiddetto cuneo fiscale, se poi il prodotto dell'industria non ha valore sul mercato. Nei ragionamenti che in genere si fanno su questo argomento non si tiene adeguatamente conto dell valore del prodotto. L'industria automobilistica, per esempio, può riiniziare gli investimenti e ripartire, ma se non si vendono le automobili questa ripresa è destinata a fallire.
Il punto centrale è quindi il prodotto: solo se questo è ricercato sul mercato gli investimenti in quell'industria sono destinati a produrre una ripresa.
La prima cosa che ci si dovrebbe chiedere è la seguente: quali sono i campi, le aree all'interno delle quali si potrebbe operare per creare posti di lavoro? Per rispondere a questa domanda bisogna prima evidenziare quelle che sono le aree di criticità della nostra attuale società sulle quali è indispensabile intervenire per limitare i danni che in queste aree si stanno producendo.
- I rifiuti solidi urbani . Questa è davvero un'area critica che nel tempo ha generato e continuerà a generare problemi gravissimi al patrimonio naturalistico, all'immagine del nostro Paese (a forte vocazione turistica) e alla salute dei cittadini e all'inquinamento di terreni e falde acquifere, alla genesi di forti tensioni sociali nelle aree delle discariche per non citare quelli legati al "favoreggiamento" della criminalità organizzata. Bisognerebbe quantificare il costo del problema "rifiuti solidi urbani" (sicuramente nell'ordine di miliardi di euro) sommando i costi per lo smaltimento nelle discariche, i costi di una eventuale bonifica dei terreni e delle falde, quelli legati alla insorgenza di patologie più o meno gravi nella popolazione esposta, quelli legati al calo del turismo conseguente al deterioramento dell'immagine del Bel Paese, quelli legati al contenimento delle tensioni sociali etc. Questa è quindi una bella area di intervento dove creare nuovi posti di lavoro. Tutto il lavoro che si genera dal riciclaggio dei rifiuti solidi urbani non genererà solo un prodotto prezioso sul mercato ( le materie prime recuperate) ma, soprattutto, un risparmio enorme sul costo che attualmente ha lo smaltimento dei rifiuti solidi. Questo è uno di quei casi che io chiamo "lavoro anentropico" un lavoro cioè che tende a correggere il disordine del sistema. Se si creano posti di lavoro in questo settore non si abbassa solo il tasso di disoccupazione ma, contestualmente, si opera in un campo dove è necessario intervenire per limitare i danni e si produce un prodotto di valore.
- Il campo dell'energia . L'energia è un prodotto nobile e commercialmente prezioso di cui non possiamo fare a meno sia per l'uso domestico che per quello industriale; se paghiamo cara l'energia anche la nostra industria se la passa male (vedi quella dell'alluminio). Anche questa è un'area critica innanzitutto perchè non essendo autosufficienti dal punto di vista energetico la importiamo.
Il vento e il sole ci permettono di produrre energia elettrica che, unitamente alle altre fonti rinnovabili e una certa quota di fonti fossili ci potrebbero garantire l'indipendenza energetica.Gli investimenti nelle piccole e medie industrie che producono pannelli solari e apparati per il microeolico (più che il grande e il mini eolico che risvegliano gli appetiti della malavita organizzata e generano un discreto impatto ambientale) avrebbbero come conseguenza: generare occupazione, non solo nelle industrie produttrici di pannelli solari e apparati per il microeolico, ma anche nelle piccole e medie imprese di impiantisti ed elettricisti. Inoltre la diffusione delle strutture eoliche e fotovoltaiche genera energia senza l'impiego di costi aggiuntivi per materie prime. Questo lavoro nel campo dell'energia è anch'esso un "lavoro anentropico".
- Il campo del risanamento ambientale . Purtroppo si parla di risanamento ambientale solo nei giorni successivi alle catastrofi che periodicamente ma fatalmente colpiscono il nostro Paese.
Il costo di eventi come terremoti, alluvioni, inondazioni, incendi molto spesso è nell'ordine dei miliardi di euro a causa di un territorio "impreparato" alle catastrofi; quindi se il territorio viene risanato il risparmio è assicurato da un minor costo della catastrofe.
In questo ambito rientrano pure i lavori per risanare gli acquedotti. In molte città il deterioramento degli acquedotti fa si che si perda il 40-50% di acqua, bene naturale non infinito, destinato nei prossimi anni a diventare sempre più prezioso. Risanare gli acquedotti dunque non significa creare solamente posti di lavoro e diminuire la disoccupazione ma risparmiare sul costo dell'acqua.
Il lavoro anentropico, come si vede, è un tipo di lavoro utile che ha un valore aggiunto caratterizzato dalla capacità di contrastare il deterioramento del sistema e di risolvere, contestualmente, più problemi.
Diminuire la disoccupazione aumentando posti di lavoro non utile potrebbe riverarsi una soluzione temporanea in quanto il lavoro non utile è più dispendioso e più difficilmente sostenibile.
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