Ad un certo punto della vita accade. E ti ritrovi, a cinquant’anni suonati, che il mondo là fuori ti appare complicato, confuso, a tratti minaccioso; è allora che ti accorgi che anche il tuo mondo interiore, isomorficamente, ti diventa complicato e difficile. Provi allora a leggerlo e decodificarlo confrontandolo con le certezze che da sempre ti hanno accompagnato, quelle che sin dalla giovinezza si sono dimostrate assolute e vere, ma ti accorgi che qualcosa non torna.
La confusione si impadronisce del tuo mondo! Le tue idee e le tue ideologie si rivelano castelli di carta, se provi ad analizzarle con nuovi strumenti messi a disposizione dalla tua esperienza si rivelano oltremodo falsificabili ed in definitiva fallaci. Tu non ti puoi rassegnare. Pensi che la coerenza sia tutto e cerchi un altro modo per far quadrare il cerchio! E da questo punto ricominci in modo ossessivo a trovare soluzioni che si rivelano sempre insoddisfacenti. La tua logica non è più quella di una volta, la tua capacità cognitiva è deficitaria: è lo scotto che devi pagare alla maturità, all’invecchiamento.
La sensazione che hai è quella che la soluzione c’è, esiste, solo che non è facile da trovare; e ti ritrovi a giocare con le idee e i concetti come quando hai in mano il cubo di Rubik e fai i tentativi di ricomporlo con le facce dello stesso colore; quelli in gamba lo ricompongono in poche mosse e speri che anche con le tue idee ciò possa avvenire. Una soluzione in poche mosse! Salvo poi accorgerti che per poco non ci sei riuscito e per aggiustare quell’ultimo tassello ti ritrovi con le sei facce arlecchino. Sei al punto di partenza.
A questo punto non sei sicuro di niente, e pensi che vuoi “trovare un senso in ciò che un senso non ce l’ha”.
Poi provi a dirti che l’importante è avere la tensione giusta, non mollare, non demoralizzarsi e tentare di ricomporre e dare un senso a tutto. E se non hai gli strumenti cognitivi c’è sempre la fortuna, la serendipity.
Poi provi a dirti che l’importante è avere la tensione giusta, non mollare, non demoralizzarsi e tentare di ricomporre e dare un senso a tutto. E se non hai gli strumenti cognitivi c’è sempre la fortuna, la serendipity.
Il tuo punto di partenza è la confusione, il disordine; di questo sei abbastanza certo. Pensi che nella parabola della vita c’è una fase discendente che si accompagna al disordine. E’ abbastanza normale che dopo una fase anabolica ci sia quella catabolica; in quella anabolica si cresce, si raggiungono le forme e gli stadi perfetti; le cose si organizzano; in quella catabolica, al contrario, accade che le cose si disgregano, si allontanano dalla forma perfetta e vivono nel disordine.
Ad un certo punto nella vita c’è quindi il disordine e da quel punto preciso inizia il tentativo disperato (?) di combatterlo. E’ un’opera titanica, spesso destinata al fallimento, ma è quella che da il senso a quella parte della nostra vita.
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