Nel post sulla "stupidità" che ho scritto circa cinque anni fà ho tentato, senza esserci riuscito (e di questo me ne sono reso conto rileggendolo a distanza di anni), di spiegare come giungono a compimento le azioni cosiddette "stupide"; quelle azioni cioè che danneggiano sia gli autori delle azioni stesse sia gli altri.
Per spiegare come l'attore dell'azione stupida potesse giungere alla sua esecuzione scomodai il λόγος, nome che diedi alle 'regole de mondo'; dissi cioè che quella persona non era in grado di testare l'azione scelta come la più vantaggiosa in una realtà intima (virtuale scrissi) che rispondesse appunto alle regole del mondo. Rileggendo il post mi sono reso conto che chiunque avesse letto di "testare un'azione", "regole del mondo" , "realtà intima virtuale" non avrebbe potuto comprendere... cosa potesse mai significare testare un comportamento; che una realtà intima, cioè interiore potesse essere improntata alle regole del mondo e che cosa poi sono quelle benedette regole del mondo.
Ho pensato poi che un chiarimento su come nascono le azioni stupide mi avrebbe dato l'opportunità di chiarirmi e di chiarire come nascono le azioni in generale e cosa sia quello che chiamiamo "giudizio sulla realtà". Ma cosa hanno a che fare le azioni con il giudizio sulla realtà? Possono le azioni nascere senza un preventivo giudizio sulla realtà? Evidentemente si! Si possono fare delle azioni sganciate da un preventivo giudizio sulla realtà! Sono azioni che qualcuno potrebbe classificare come azioni afinalistiche, senza uno scopo preciso, quasi abreattive. Nella stragrande maggioranza dei casi tuttavia le azioni nascono dopo aver "valutato e giudicato" la realtà.
Il giudizio sulla realtà attiene anche alla realtà fisica su cui l'azione si proietterà; utilizzando i canali sensoriali si valuterà anche la fattibilità fisica dell'azione stessa etc. Ma evidentemente il giudizio sulla realtà non potrà prescindere da tutta una serie di condizioni che bypassano i canali sensoriali e che sono legati agli aspetti di una realtà sociale e morale. La realtà sociale è legata alle ripercussioni che l'azione avrà nei confronti degli altri, mentre la realtà morale è legata alla congruenza che l'azione ha nei confronti delle "consuetudini" del gruppo sociale a cui si appartiene. Ed è proprio su questa "realtà morale" che vale la pena soffermarsi. Cosa è questa realtà morale? L'etimo della parola "morale" discende da mos moris : costumi; non confondiamo la realtà morale con la Morale con la m maiuscola che pure ha a che fare con la realtà morale... Il costume è la consuetudine ; è ciò che normalmente si fa oppure è ciò che viene accettato dalla maggior parte degli uomini. E' un concetto statistico: la realtà morale si può dire che è l'insieme dei comportamenti che rientrano all'interno dei limiti fiduciali di una gaussiana e come tali risultano accettati dalla maggior parte degli uomini. La conoscenza e l'interiorizzazione di quest'insieme catalogato di comportamenti è un apprendimento inconsapevole che contribuisce ad edificare delle direttive deontologiche non scritte ma continuamente sottoposte al vaglio di tutti ogni volta che un'azione viene compiuta. Se un'azione sconfessa le suddette direttive viene subito catalogata come un'azione non congrua. Un maggiore o minore scostamento dalle direttive deontologiche cataloga un'azione come inusuale, strana, bizzarra o inappropriata e offensiva. Le azioni dei folli spesso ricadono in questa categoria...
Le azioni dunque, di norma prima della loro esecuzione, vengono inconsciamente testate in una sorta di regolo rappresentato da queste "direttive deontologiche". Evidentemente esistono altri nomogrammi o regoli dove le azioni vanno testate prima della loro esecuzione. Ne esistono almeno altri due: Il primo è quello relativo alla "coscienza morale" un nome diverso da quello che Kant aveva chiamato "legge morale" e che aveva considerato innata e inderivabile. Non so se sia realmente così; a me sembra una sorta di super-IO collettivo alla cui costruzione contribuiscono probabilmente i primi apprendimenti nell'età evolutiva, ma non solo: anche il sentimento religioso (vedi morale cristiana) e i neuroni specchio! Per molti ( gli introversi) questo filtro è quello che ha la posizione gerarchica più importante.
Il secondo è quello nomico, cioè relativo alla legge; la legge si apprende sin da piccoli sia in famiglia dai genitori sia a scuola dagli insegnanti, come estensione di ciò che si può e che non si può fare.
Le "regole del mondo" dunque sono il compendio di almeno 3 categorie di regole : quelle delle consuetudini, quelle morali e quelle relative alla legge civile. E' ovvio che ogni categoria è rappresentata da un filtro o regolo attraverso cui testare ogni azione
Per spiegare come l'attore dell'azione stupida potesse giungere alla sua esecuzione scomodai il λόγος, nome che diedi alle 'regole de mondo'; dissi cioè che quella persona non era in grado di testare l'azione scelta come la più vantaggiosa in una realtà intima (virtuale scrissi) che rispondesse appunto alle regole del mondo. Rileggendo il post mi sono reso conto che chiunque avesse letto di "testare un'azione", "regole del mondo" , "realtà intima virtuale" non avrebbe potuto comprendere... cosa potesse mai significare testare un comportamento; che una realtà intima, cioè interiore potesse essere improntata alle regole del mondo e che cosa poi sono quelle benedette regole del mondo.
Ho pensato poi che un chiarimento su come nascono le azioni stupide mi avrebbe dato l'opportunità di chiarirmi e di chiarire come nascono le azioni in generale e cosa sia quello che chiamiamo "giudizio sulla realtà". Ma cosa hanno a che fare le azioni con il giudizio sulla realtà? Possono le azioni nascere senza un preventivo giudizio sulla realtà? Evidentemente si! Si possono fare delle azioni sganciate da un preventivo giudizio sulla realtà! Sono azioni che qualcuno potrebbe classificare come azioni afinalistiche, senza uno scopo preciso, quasi abreattive. Nella stragrande maggioranza dei casi tuttavia le azioni nascono dopo aver "valutato e giudicato" la realtà.
Il giudizio sulla realtà attiene anche alla realtà fisica su cui l'azione si proietterà; utilizzando i canali sensoriali si valuterà anche la fattibilità fisica dell'azione stessa etc. Ma evidentemente il giudizio sulla realtà non potrà prescindere da tutta una serie di condizioni che bypassano i canali sensoriali e che sono legati agli aspetti di una realtà sociale e morale. La realtà sociale è legata alle ripercussioni che l'azione avrà nei confronti degli altri, mentre la realtà morale è legata alla congruenza che l'azione ha nei confronti delle "consuetudini" del gruppo sociale a cui si appartiene. Ed è proprio su questa "realtà morale" che vale la pena soffermarsi. Cosa è questa realtà morale? L'etimo della parola "morale" discende da mos moris : costumi; non confondiamo la realtà morale con la Morale con la m maiuscola che pure ha a che fare con la realtà morale... Il costume è la consuetudine ; è ciò che normalmente si fa oppure è ciò che viene accettato dalla maggior parte degli uomini. E' un concetto statistico: la realtà morale si può dire che è l'insieme dei comportamenti che rientrano all'interno dei limiti fiduciali di una gaussiana e come tali risultano accettati dalla maggior parte degli uomini. La conoscenza e l'interiorizzazione di quest'insieme catalogato di comportamenti è un apprendimento inconsapevole che contribuisce ad edificare delle direttive deontologiche non scritte ma continuamente sottoposte al vaglio di tutti ogni volta che un'azione viene compiuta. Se un'azione sconfessa le suddette direttive viene subito catalogata come un'azione non congrua. Un maggiore o minore scostamento dalle direttive deontologiche cataloga un'azione come inusuale, strana, bizzarra o inappropriata e offensiva. Le azioni dei folli spesso ricadono in questa categoria...
Le azioni dunque, di norma prima della loro esecuzione, vengono inconsciamente testate in una sorta di regolo rappresentato da queste "direttive deontologiche". Evidentemente esistono altri nomogrammi o regoli dove le azioni vanno testate prima della loro esecuzione. Ne esistono almeno altri due: Il primo è quello relativo alla "coscienza morale" un nome diverso da quello che Kant aveva chiamato "legge morale" e che aveva considerato innata e inderivabile. Non so se sia realmente così; a me sembra una sorta di super-IO collettivo alla cui costruzione contribuiscono probabilmente i primi apprendimenti nell'età evolutiva, ma non solo: anche il sentimento religioso (vedi morale cristiana) e i neuroni specchio! Per molti ( gli introversi) questo filtro è quello che ha la posizione gerarchica più importante.
Il secondo è quello nomico, cioè relativo alla legge; la legge si apprende sin da piccoli sia in famiglia dai genitori sia a scuola dagli insegnanti, come estensione di ciò che si può e che non si può fare.
Le "regole del mondo" dunque sono il compendio di almeno 3 categorie di regole : quelle delle consuetudini, quelle morali e quelle relative alla legge civile. E' ovvio che ogni categoria è rappresentata da un filtro o regolo attraverso cui testare ogni azione
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