lunedì 16 dicembre 2013

Una nemica dell'anentropia: la stupidità


Che l'argomento della stupidità non attiene solamente ad un campo per così dire "umanistico" ma anche a quello "economico" lo testimonia il fatto che dell'argomento si è interessato, riportandolo in auge per certi aspetti, il Prof. Carlo Cipolla storico dell'economia.
La stupidità infatti interessando il comportamento umano, ha delle ricadute formidabili su azioni e/o omissioni con conseguente riverbero sull'intera economia del sistema.
Ovviamente il prof. Cipolla non è stato il primo ad interessarsi dell'argomento - prima di lui infatti scrittori e saggisti, meravigliati del fatto che si studia e si scrive tanto sull'intelligenza e poco o nulla sulla stupidità, si sono interessati all'argomento - ma sicuramente è stato il primo a darne una definizione  sistematica fino ad enunciarne delle vere e proprie leggi.

 Prima Legge

Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero degli individui stupidi in circolazione:

Seconda Legge
La probabilità che una certa persona sia stupida é indipendente da qualsiasi altra caratteristica della stessa persona, spesso ha l'aspetto innocuo/ingenuo e ciò fa abbassare la guardia.

Terza Legge
Una persona stupida è chi causa un danno ad un altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé o addirittura subendo una perdita.

Quarta Legge
Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide.

Quinta Legge
La persona stupida é il tipo di persona più pericolosa che esista.



La terza è la legge aurea: le persone stupide sono quelle le cui azioni non apportano un miglioramento del sistema ( inteso come vantaggio per qualcuno) in quanto danneggiano gli altri senza apportare vantaggi a sè stessi ma anzi danneggiando anche sè stessi.

Il prof. Cipolla inscrive tutte le azioni ( e le persone che le svolgono) in un piano cartesiano dove nelle ascisse riporta il beneficio/danno per l'attore dell'azione stessa mentre nelle ordinate riporta il beneficio/danno per gli altri.  Il grafico viene diviso naturalmente in quattro quadranti che racchiudono: gli intelligenti le cui azioni danno vantaggio per sè e per gli altri, i banditi le cui azioni procurano vantaggi per sè e danno per gli altri, gli sprovveduti le cui azioni producono beneficio per gli altri e danno per sè, ed infine gli stupidi le cui azioni producono danno per sè e per gli altri.
Una bisettrice taglia i quadranti degli sprovveduti e dei banditi delineando quattro sub aree: quelle degli sprovveduti intelligenti, degli sprovveduti stupidi, dei banditi intelligenti e dei banditi stupidi a seconda della prevalenza del vantaggio e del danno per sè e per gli altri.  Tutte le azioni che ricadono nella sezione a destra e in alto sono delle azioni energeticamente convenienti per tutto il sistema; quelle che ricadono nella sezione in basso a sinistra sono azioni energeticamente sconvenienti.  In un sistema chiuso le prime tendono a farlo evolvere mentre le seconde al contrario tendono ad involverlo.
Delinea infine lo sprovveduto e il bandito perfetto le cui azioni si collocano sulla linea della omeostasi energetica (la bisettrice rossa del grafico) del sistema non determinandone nè un miglioramento nè un peggioramento.
 



Almeno una precisazione va fatta in merito alla teoria del prof. Cipolla:

          Mentre l'intelligenza è una caratteristica abbastanza stabile che si riferisce al funzionamento delle capacità intellettive superiori,  la stupidità si riferisce soprattutto alle azioni e/o comportamenti delle persone. Le persone possono essere più o meno intelligenti mentre le azioni e i comportamenti  possono essere stupide o meno; in un eccesso di generalizzazione si dice che le persone abituate a fare azioni stupide sono esse stesse stupide.
In realtà le leggi su citate parlano di persone stupide che vengono delineate come una vera e propria iattura per l'umanità tutta. La seconda legge postula l'esistenza del "fattore stupidità" indipendentemente da altre caratteristiche della persona come il grado di istruzione, il ceto sociale, il mestiere etc. fino a dire che la percentuale di stupidi è sempre la stessa a prescindere dalle razze e dalle popolazioni come se un "gene della stupidità" sia omogeneamente distribuito su tutta l'umanità.
Proprio l'ubiquità e l'omogenea distribuzione della stupidità ha generato le riflessioni che quì voglio condividere.  
   Nel grafico che ho descritto in realtà andrebbero inscritte solo le azioni stupide e non le persone (stupide). Inoltre le azioni stupide non sono effettuate sempre e solo dalle stesse persone: chiunque può essere attore di un'azione stupida; un corollario delle suddette leggi è il seguente: " nessuno è indenne dal commettere azioni stupide"; un coefficiente di stupidità esiste infatti in ognuno di noi. Si potrebbe discutere sulla particolare attitudine di alcune persone a commettere azioni stupide, ma questo è un altro discorso...
    Perché si commettono azioni stupide? Questo è un interessante argomento di discussione più che dire, tautologicamente, che le azioni stupide vengono commesse dalle persone stupide. Esistono meccanismi che condizionano queste azioni?
Io penso che la maggior parte delle azioni stupide vengono commesse per una mancanza di conoscenza!
Si agisce per cambiare ( in meglio) la propria condizione; non esiste altra via per migliorare la propria condizione se non agire. La prima molla che ci porta ad agire è probabilmente il bisogno; ma anche l'istinto, il dovere ed altri meccanismi sono alla base dell'azione. .
L'azione è efficace (cioè raggiunge lo scopo) solo se è scelta consapevolmente tra tante altre azioni possibili la cui efficacia, alla luce della Conoscenza, risulta minore.  Cioè l'azione più viene scelta (voluta) tra un grande numero di azioni possibili, ognuna con una determinata efficacia, più è probabile che sia l'azione migliore possibile. La scelta, intesa come volontà di scegliere, di quell'azione al posto di un'altra è un'operazione relativamente semplice qualora si abbia in mano la capacità di valutare la bontà (in termini di efficacia) di ogni singola azione. E' dunque la capacità di valutare l'efficacia delle proprie azioni il punto nevralgico dell'umano agire.
Valutare l'efficacia delle proprie azioni significa possedere la capacità di "testare" ogni singola azione in una realtà virtuale che è l'immagine della Realtà che ognuno di noi possiede. L'immagine della realtà che ognuno di noi possiede è il frutto di esperienza e conoscenza delle "regole del mondo", del λόγος per dirla con un termine filosofico.
Ora accade che molte persone, pur essendo ben inserite nella realtà dove possiedono buone relazioni sociali, un lavoro e una vita normale, non conoscono bene il λόγος del mondo forse perchè superficiali o poco dotati intellettivamente (nasce forse da quì l'equivoco che contrappone lo stupido all'intelligente?) e per questo non sono in grado di "testare" l'efficacia delle proprie azioni nella propria realtà virtuale.
 Sono queste le persone che, scegliendo "a caso" le azioni da agire,  sono spesso gli attori di azioni stupide.








mercoledì 24 aprile 2013

La Permacultura: un esercizio di Anentropia



La foresta è una grande estensione di vegetazione eterogenea caratterizzata da erbacee e alberi ad alto fusto che, in perfetto equilibrio fra di loro, crescono, si moltiplicano, producono frutti e lo fanno, senza l’intervento dell’uomo, da millenni e, se l’uomo non interviene, lo faranno per millenni ancora.
Qual è il segreto della foresta? Come si nutre, come fa ad essere praticamente immortale?

     Certamente un punto di forza della foresta è la biodiversità. Nella foresta le essenze vegetali sono tante e varie e vivono in stretto rapporto tra di loro; una caratteristica della foresta è quella di avere diversi strati: alcune essenze vegetali crescono a stretto rapporto con il terreno e sono per lo più piccole o piccolissime, altre sono erbe alte pochi centimetri, altre sono arbusti di decine di centimetri e infine alberi di alto fusto di diversi metri di altezza. Questo tipo di organizzazione fa si che ciascuna essenza, con differenti apparati radicolari, “estraggano” nutrienti dal terreno a diverse profondità e, data la diversità delle specie coinvolte, sostanze diverse oltre quelle che rappresentano la base del nutrimento di tutte le piante (azoto, potassio e fosforo). La biodiversità permette alla foresta di mettere assieme le giuste essenze in un mirabile equilibrio ecologico, e di modificare questo equilibrio cambiando gli accostamenti delle varie essenze se si dovessero modificare le condizioni esterne (climatiche per es.). Se un qualsiasi parassita danneggia fino alla morte un tipo di erba o arbusto, questi vengono subito “sostituiti” da altre essenze vegetali rispettando quello che è un equilibrio ecologico omeostatico.

    La terra su cui vive è un altro segreto della foresta. Non è concimata, non è arata eppure è fertilissima! I nutrienti, assorbiti con le radici e trasformati in massa vegetale (tronchi rami foglie), ritornano al terreno alla morte delle piante e se queste sono state nutrimento per gli animali anche le loro carcasse, ritornando al terreno, vanno a ripristinare le sostanze assorbite dagli alberi e dagli arbusti. Le varie sostanze che tornano al terreno vi si “adagiano” formando uno strato soffice e arieggiato dove le nuove radici possono trovare spazio e nutrienti.

    Le risorse “consumate” dalla foresta sono quelle che vengono messe a disposizione dalla terra con i suoi nutrienti e dal sole, direttamente e/o indirettamente: la luce e l’acqua essenzialmente. Una enorme massa biologica cresce utilizzando la luce del sole e l’acqua piovana ed utilizzando i nutrienti del terreno in un ricircolo “mirabile” in cui i prodotti di scarto sono uguali a zero!

La foresta non è solo una specie di santuario della natura a cui accostarsi con rispetto e umiltà, ma anche un’organizzazione anentropica dalla quale abbiamo tutto da imparare.  Ovviamente l’uomo non solo non ha imparato, ma ha utilizzato energia, tanta energia,  per distruggere le foreste ed imporre il suo modo di coltivare gli spazi che prima erano foreste, molto spesso violentando la natura.  La permacultura cerca di far tesoro degli insegnamenti che l’osservazione attenta degli equilibri della foresta selvaggia ed incontaminata suggerisce; essa implementa una serie di conoscenze multidisciplinari che vanno dalla chimica alla biologia alla antropologia alla architettura  utilizzabili per riprogettare e ricostruire gli spazi antropizzati in armonia con un equilibrio sostenibile tra uomo e natura.

venerdì 15 marzo 2013

La piramide del malaffare

   La prima volta che mi venne in mente la piramide del malaffare è stato quando ho cominciato a pensare, nell'ottica della gerarchia delle cose, a ciò che un nuovo governo potrebbe fare per cambiare realmente le cose. Allora mi venne in mente la legge anticorruzione. Ma la legge anticorruzione cui avevo pensato io era una legge speciale: mi piaceva immaginarmela come la madre di tutte le leggi. La piramide del malaffare me la sono immaginata appunto per disegnare i contorni e i bersagli di una tale legge.

La forma triangolare mette in relazione sostanzialmente due parametri: uno orizzontale, rappresentato dal numero delle persone che delinquono, e uno verticale funzione dell'indebito arricchimento o, se vogliamo, dell'entità dei reati commessi.
 
La base della piramide del malaffare, molto ampia, accoglie l'illegalità diffusa e tollerata di una grande moltitudine di persone: il malaffare in questo settore è talmente dilagante che oggi, almeno in alcuni ambiti, non è neanche considerato reato! In questo settore della piramide rientrano tutti quelli che con atti o con omissioni determinano un arricchimento personale a danno di altre persone. Chi non paga le tasse o semplicemente non rilascia lo scontrino fiscale; chi, dipendente della P.A., non lavora mentre ha timbrato il cartellino o si allontana dal posto di lavoro. Chi si appropria di beni pubblici. Chi mente sulle proprie condizioni per avere dei benefici (pensioni di invalidità e sussidi vari). Questa è una base veramente larga e penso che molti ci possiamo riconoscere in essa!

Solo un gradino più in alto c'è chi lucra sul lavoro degli altri: gli intermediari disonesti; ma chi sono gli intermediari disonesti? In una filiera produttiva esistono molte persone che guadagnano più del dovuto utilizzando il lavoro degli altri. Commercianti titolari di magazzini che si fanno pagare "ad libitum" lo stoccaggio delle merci. I titolari di punti vendita nei mercati ortofrutticoli decidono al ribasso il prezzo delle merci da acquistare. I caporali detentori del monopolio del bracciantato che guadagnano sul lavoro "elargito" a poveri disgraziati. Anche i commercianti disonesti che aumentano indebitamente i prezzi approffittando di particolari circostanze fanno parte di questa grande categoria. 

Un'altra categoria di disonesti è quella di coloro che, dipendenti o meno della P.A., approfittano della loro particolare posizione di privilegio o potere per vendere ("in proprio" per così dire) favori o servizi di cui non sono titolari: o per meglio dire forniscono un servizio dovuto facendo credere di non essere tenuti a farlo.- A questa categoria non appartengono, pur rappresentandone "magna pars", solo i politici , ma anche impiegati e dirigenti che lavorano in aziende private e nella P.A.
Di questa categoria fanno parte funzionari e politici che accettano o pretendono denaro da imprese o privati  in cambio di  attribuzione di appalti per beni e servizi.
In alto a questa categoria funzionari e politici che in accordo con aziende costruttrici stilano i piano regolatori delle città 


Andando più in alto nella piramide troviamo le cosiddette "cricche" : un insieme di funzionari della pubblica amministrazione e di politici che rubano denaro pubblico approfittando della loro "posizione". Gli appartenenti a questa categoria si distinguono dalla categoria precedente per:
- l'entità delle somme  rubate
- una micidiale sinergia tra potere politico e potere tecnico
- l'appropriazione indebita di denaro pubblico e non per la vendita a privati dei servizi di cui non sono  
  titolari
- l'utilizzo spregiudicato delle buona conoscenza delle leggi.

Salendo ancora nella piramide dell'illegalità si trova la malavita organizzata finalizzata alle scommesse e al gioco clandestino, al traffico di sostanze stupefacenti e allo sfruttamento della prostituzione.

Ancora più in alto si trovano gli interessi legati al "controllo del territorio" delle organizzazioni criminali ( mafia camorra e ndrangheta) che utilizzando le attività criminali del precedente "girone" spesso lucrano sulle attività criminali commesse da altri e che si pongono l'obiettivo di "riciclare" una grande mole di danaro.

Il vertice della piramide è avvolto da nubi ma esiste; e lo si raggiunge seguendo le grandi quantità di denaro da riciclare. Spesso uomini di potere (politici?) ed esponenti della finanza e/o della malavita internazionale operano per concentrare in poche mani grandi quantità di denaro finalizzate al conseguimento di un potere globale. Il vertice della piramide travalica le singole Nazioni per diventare un malaffare che interessa tutto il pianeta politico. La globalizzazione di questo livello del malaffare serve essenzialmente per polarizzare le tensioni tra nord e sud del mondo: tra Nazioni che opprimono e sfruttano e Nazioni che sono oppresse e sfruttate.




 

giovedì 7 marzo 2013

La gerarchia delle cose

la nave dei folli

 di Theodore J. Kaczynski

   C'era una volta una nave comandata da un capitano e dai suoi secondi, cosi' vanitosi della loro abilita' di manovra, cosi' pieni di hybris e talmente imbevuti di se' da diventare folli. Fecero rotta verso nord, navigarono cosi' a lungo da incontrare iceberg e pezzi di banchisa, ma continuarono a navigare in quella direzione, in acque sempre piu' pericolose, al solo scopo di procurarsi occasioni per gesta marinare sempre piu' brillanti.
Mentre il battello raggiungeva latitudini via via piu' elevate, i passeggeri e l'equipaggio erano sempre meno a loro agio. Cominciarono a litigare e a lamentarsi delle loro condizioni di vita.
"Che il diavolo mi porti - sbotto' un marinaio di seconda classe - se questo non e' il peggior viaggio che abbia mai fatto. Il ponte e' lustro di ghiaccio.
Quando sono di vedetta, il vento trafigge la mia giacca come un coltello; ogni volta che faccio prendere una mano di terzaroli alla vela di trinchetto, ci vuol davvero poco per congelarmi le dita; e, per tutto questo, non guadagno che cinque miserabili scellini al mese!"
"Lei pensa di farsi fregare! - esclamo' una passeggera - Io non riesco a chiudere occhio la notte per il freddo. Su questa barca le donne non hanno tanto coperte quante ne hanno gli uomini. E questo non e' giusto!"
Fece coro un marinaio messicano: "Chingado! Io non guadagno che la meta' del salario di un marinaio anglosassone. Per resistere a questo clima occorre un abbondante nutrimento ed io non ho quel che mi spetterebbe; agli anglosassoni ne danno di piu'. E, quel che e' peggio, gli ufficiali mi danno sempre gli ordini in inglese invece di farlo in spagnolo."
"Io ho piu' ragione di lamentarmi di chiunque altro - salto' su un marinaio indiano - Se i visi pallidi non avessero rubato la terra dei miei avi, non mi sarei certo trovato su questa nave, qui, in mezzo agli iceberg e ai venti artici. Mi spetta un risarcimento. Come minimo, il capitano dovrebbe lasciarmi organizzare delle partite a dadi, per permettermi di fare un po' di soldi."
Il primo nostromo disse quanto aveva da dire, senza peli sulla lingua: "Ieri, il capitano in seconda mi ha trattato da finocchio perche' succhio cazzi. Ho il diritto di succhiare cazzi senza che per questo mi vengano dati dei soprannomi."
"Gli esseri umani non sono le sole creature maltrattate su questa imbarcazione. - proruppe con voce tremante di indignazione una passeggera amica degli animali - La scorsa settimana, ben due volte ho visto il secondo ufficiale prendere a calci il cane della nave!"
Uno dei passeggeri era professore universitario. Torcendosi le mani, esclamo': "Tutto questo e' orribile! E' immorale! E' razzismo, e' sessismo, e' specismo, e' omofobia e sfruttamento della classe operaia! E' discriminazione! Dobbiamo ottenere giustizia sociale: uguale salario per il marinaio messicano, salari piu' elevati per tutti i marinai, un risarcimento per l'indiano, lo stesso numero di coperte per le donne, il riconoscimento del diritto a succhiare cazzi e niente piu' calci al cane!"
"Si', si'!" strillarono i passeggeri.
"Si', si'!" strillo' l'equipaggio.
"C'e' discriminazione! Dobbiamo esigere i nostri diritti!"
Il mozzo si schiari' la gola:
"Hem. Avete tutti delle buone ragioni per lamentarvi. Ma penso che sarebbe molto piu' urgente virare di bordo e fare rotta verso sud, perche' se continuiamo ad andare a nord, prima o poi faremo certamente naufragio, e allora i vostri salari, le vostre coperte e il vostro diritto a succhiare cazzi non vi serviranno a niente, perche' annegheremo tutti."
Ma nessuno gli presto' la minima attenzione: non era che il mozzo.
Dal loro posto situato sul casseretto, il capitano e gli ufficiali avevano osservato e ascoltato la scena. Adesso sorridevano strizzandosi l'occhio, quindi, obbedendo ad un cenno del capitano, il terzo ufficiale scese dal casseretto. Si diresse con fare indifferente verso l'angolo dove erano riuniti i passeggeri e l'equipaggio e si apri' un varco tra loro. Assunse un'aria molto seria e parlo cosi':
"Noi, gli ufficiali, dobbiamo ammettere che su questa nave sono avvenute cose veramente inescusabili. Non avevamo capito fino a che punto la situazione fosse esecrabile finche' non abbiamo ascoltato le vostre lamentele. Noi siamo uomini di buona volonta' e intendiamo essere giusti con voi. Ma - bisogna pur dirlo - il capitano e' piuttosto conservatore ed abitudinario, e bisognerebbe forse sollecitarlo un pochino affinche' si decida ad operare importanti cambiamenti.
La mia personale opinione e' che se voi elevaste energiche proteste - ma sempre in modo pacifico e senza violare nessun articolo del regolamento di questa nave - scuotereste l'inerzia del capitano e lo costringereste a prendere in esame i problemi di cui vi lamentate con pieno diritto."
Dopo essersi cosi' espresso, fece ritorno al casseretto.
Appena andato via i passeggeri e l'equipaggio cominciarono ad ingiuriarlo: "Moderato! Riformista! Liberale ipocrita! Servo del capitano!"
Tuttavia fecero cio' che aveva loro consigliato.
Si raggrupparono in massa davanti al casseretto, urlando insulti agli ufficiali e rivendicando i propri diritti:
"Io pretendo un salario piu' alto e migliori condizioni di lavoro" esclamo' quello della seconda classe.
"Lo stesso numero di coperte degli uomini" continuo' la passeggera.
"Io voglio ricevere i miei ordini in spagnolo" disse il marinaio messicano.
"Io esigo il diritto di organizzare partite a dadi" proclamo' il marinaio indiano.
"Io pretendo di non essere trattato da finocchio" ribadi' il capomastro.
"Che non si diano piu' calci al cane" ammoni' l'amica degli animali.
"Rivoluzione subito!" strillo' il professore.
Il capitano e gli ufficiali si riunirono e confabularono per alcuni minuti facendosi l'occhiolino, cenni con la testa e sorrisi. Indi il capitano si fece avanti sul casseretto e, con notevole dimostrazione di benevolenza, annuncio' che il salario ai marinai della seconda classe sarebbe stato portato a sei scellini al mese, che quello del messicano sarebbe stato pari ai due terzi del salario di un marinaio anglosassone e che l'ordine di far prendere una mano di terzaroli alla vela di trinchetto gli sarebbe stato dato in spagnolo, che le passeggere avrebbero ricevuto una coperta supplementare, che sarebbe stato permesso al marinaio indiano di organizzare partite a dadi il sabato sera, che il capomastro non sarebbe stato piu' trattato da finocchio fino a quando avesse fatto i suoi pompini nella piu' stretta intimita', e che il cane non sarebbe piu' stato preso a calci, a meno che non avesse fatto qualcosa di veramente inaccettabile, come ad esempio rubare cibo in cucina.
I passeggeri e l'equipaggio celebrarono queste concessioni come una grande vittoria, ma il giorno dopo erano di nuovo scontenti.
"Sei scellini al mese e' un salario da miseria, e quando faccio prendere una mano di terzaroli alla vela di trinchetto mi gelo ancora le dita!" mugugnava quello della seconda classe.
"Io non ho ancora lo stesso salario degli anglosassoni ne' abbastanza da mangiare per questo clima" esclamo' il marinaio messicano.
"Noi, le donne, siamo sempre senza coperte sufficienti per stare al caldo" sbotto' la passeggera.
Tutti gli altri membri dell'equipaggio e i passeggeri formularono lamentele dello stesso genere, incoraggiati dal professore.
Quando ebbero terminato, il mozzo prese la parola, questa volta a voce piu' alta, in modo che gli altri non potessero piu' ignorarlo facilmente.
"E' veramente terribile che si prenda a calci il cane solamente perche' ha rubato un pezzo di pane in cucina, che le donne non abbiano le coperte che hanno gli uomini, che il marinaio della seconda classe si congeli le dita, e non capisco perche' il capomastro non possa succhiare cazzi se ne ha voglia.
Ma guardate come sono grossi adesso gli iceberg e come il vento soffia sempre piu' forte. Dobbiamo virare di bordo e fare rotta verso sud, perche' se continuiamo ad andare a nord faremo naufragio e annegheremo."
"Oh si' - esclamo' il capomastro - e' proprio terribile continuare verso nord. Ma perche' per succhiare cazzi dovrei restare confinato nei bagni? Perche' devo essere trattato da finocchio? Non valgo forse come chiunque altro?"
"Navigare verso nord e' terribile - incalzo' la passeggera -, ma non vedete che e' proprio questa la ragione per cui le donne hanno bisogno di piu' coperte per stare al caldo? Esigo lo stesso numero di coperte per le donne, immediatamente!"
"E' assolutamente vero - convenne il professore - che navigare verso nord ci costringe tutti ad una grande prova. Ma non sarebbe realista cambiare rotta per andare a sud. Non si puo' tornare indietro. Dobbiamo trovare un modo ragionevole per affrontare la situazione."
"Sentite - suggeri' il mozzo - se lasciamo quei quattro pazzi nel casseretto agire a modo loro, annegheremo tutti. Se mai riusciremo a mettere fuori pericolo la nave, allora potremo preoccuparci per le condizioni di lavoro, per le coperte alle donne e per il diritto a succhiare cazzi. Ma dobbiamo cominciare a virare di bordo. Se alcuni di noi si riunissero, elaborassero un piano e dessero prova di un po' di coraggio, potremmo salvarci. Non c'e' bisogno di essere numerosi, sei o otto basteranno. Potremmo attaccare il casseretto, scaraventare fuori bordo quei pazzi e girare il timone della nave verso sud."
Il professore storse il naso e disse con tono severo:
"Non credo alla violenza, e' immorale."
"Non e' mai etico utilizzare la violenza" fece eco il capomastro.
"La violenza mi terrorizza" rabbrividi' la passeggera.
Il capitano e gli altri ufficiali avevano osservato e ascoltato tutta la scena. A un cenno del capitano il terzo ufficiale scese sul ponte. Gironzolo' fra i passeggeri e l'equipaggio informandoli che permanevano diversi problemi sulla nave.
"Abbiamo fatto parecchi progressi - annuncio' - ma resta ancora molto da fare. Le condizioni di lavoro del personale della seconda classe restano dure, il messicano non ha ancora lo stesso salario degli anglosassoni, le donne non hanno ancora altrettante coperte degli uomini, le partite a dadi del sabato sera dell'indiano rappresentano un risarcimento irrisorio se paragonato alla perdita delle sue terre, non e' giusto che il capomastro debba restare nei bagni se vuole succhiare cazzi, e il cane continua di tanto in tanto a ricevere calci. Penso che il capitano abbia ancora bisogno d'essere sollecitato. Sarebbe utile che organizziate tutti un'altra manifestazione purche' rimanga non-violenta."
Appena fu tornato a poppa, i passeggeri e l'equipaggio gli lanciarono insulti, ma nondimeno fecero quel che aveva detto e si riunirono davanti al casseretto per un'altra manifestazione. Tuonarono, s'arrabbiarono, mostrarono i pugni e scagliarono perfino un uovo marcio contro il capitano (che lo evito' con maestria).
Dopo aver ascoltato le loro lamentele il capitano e gli ufficiali si riunirono per conferire, mentre continuavano a strizzarsi l'occhio e a farsi larghi sorrisi. Poi il capitano avanzo' sul casseretto e annuncio' che avrebbe dato guanti ai marinai della seconda classe per avere le dita al caldo, che il marinaio messicano avrebbe ricevuto un salario pari a tre quarti di quello degli anglosassoni, che le donne avrebbero ricevuto ancora un'altra coperta, che il marinaio indiano avrebbe potuto organizzare partite a dadi tutti i sabati e le domeniche sera, che si permetteva al capomastro di succhiare cazzi in pubblico dopo il calare della notte e che nessuno poteva prendere a calci il cane senza uno speciale permesso del capitano.
I passeggeri e l'equipaggio andarono in estasi di fronte a questa grande vittoria rivoluzionaria, ma l'indomani mattina erano di nuovo scontenti e cominciarono a brontolare sempre a proposito degli stessi problemi.
Questa volta il mozzo ando' in collera:
"Branco d'imbecilli - grido' -, non vedete cosa stanno per fare il capitano e gli ufficiali? Vi tengono occupata la mente con le vostre modeste rivendicazioni - le coperte, i salari, i calci al cane, ecc. - e cosi' non riflettete su cio' che davvero non va su questa nave: corre sempre piu' verso il nord e noi stiamo per affondare tutti. Se solo qualcuno di voi tornasse a ragionare, si riunisse e attaccasse il casseretto, potremmo virare di bordo e salvare le nostre vite. Invece non fate altro che frignare a proposito dei vostri piccoli problemi meschini, come le condizioni di lavoro, le partite a dadi e il diritto a succhiare cazzi."
Queste affermazioni fecero rivoltare i passeggeri e l'equipaggio.
"Meschino!? - esclamo' il messicano - Trovate ragionevole che io non riceva i tre quarti del salario di un marinaio anglosassone? E' forse meschino questo!?"
"Come potete definire irrisorie le mie lamentele? - strillo' il capomastro - Voi non sapete fino a che punto sia umiliante venir trattati da finocchio."
"Prendere a calci un cane non e' un "piccolo problema meschino"! - grido' l'amica degli animali -, e' un atto insensibile, crudele e brutale!"
"Va bene, d'accordo - rispose il mozzo -, questi problemi non sono ne' meschini, ne' irrisori. Prendere a calci un cane e' un atto crudele e brutale, e farsi trattare da finocchio e' umiliante. Ma paragonati al vostro vero problema - la nave che continua ad andare a nord - i vostri reclami sono minori e insignificanti, perche' se non viriamo di bordo, affonderemo tutti con la nave."
"Fascista!" invei' il professore.
"Controrivoluzionario!" grido' la passeggera.
E uno dopo l'altro, tutti i passeggeri e i membri dell'equipaggio fecero coro, trattando il mozzo da fascista e controrivoluzionario. Lo allontanarono e si misero a brontolare a proposito di salari, di coperte da dare alle donne, di diritto a succhiare cazzi e della maniera di trattare un cane.
La nave continuo' la sua rotta verso nord, e nel volgere di un istante venne stritolata fra due iceberg.
Annegarono tutti.

tratto da "Diavolo in corpo - rivista di critica sociale"



La prima volta che, casualmente, trovai e lessi questo racconto breve non sapevo che fosse stato scritto da Theodore J. Kaczynski, il famigerato Unabomber americano. La storia raccontata mi attirava e non riuscivo a capire perchè; a poco a poco tra i fumi di quello che doveva essere il carattere didascalico e metaforico della storiella, mi apparve quello che per me era il significato profondo del racconto. Neanche alcune sbavature psicopatologiche emergenti dal racconto (a causa della distorsione della realtà che normalmente comporta il mio essere psichiatra) servirono a distogliermi da quel significato: un approccio alla realtà di tipo gerarchizzante. 
Di fatto ciascun attore della storiella attribuisce importanza diversa ai vari aspetti della realtà per cui ritiene importante cose che altri minimizzano. Il punto di vista poi dell'autore del racconto evidenzia  una percezione della realtà di  tipo gerarchico all'interno della quale la visione dell'equipaggio e dei passeggeri è posta al gradino più basso, subito dopo c'è la percezione che della realtà ha il professore che di fatto cerca di inglobare in categorie "etico-sociali" le rivendicazioni di passeggeri e ciurma; al livello immediatamente superiore si colloca poi il capitano e i suoi secondi che con le loro strategie di contenimento del malcontento riescono ad avere una percezione della realtà più ampia.
Tuttavia solo il mozzo ha il punto di vista generale che per così dire "ingloba" quello dell'equipaggio e dei passeggeri, quello del professore e quello del capitano e dei suoi secondi. Egli ha percepito che il pericolo di naufragio cui la nave va incontro non solo è probabile ma che la fine di tutti  porterà via le pur condivisibili rivendicazioni di equipaggio, passeggeri e persino la inutile saccenza del professore e l'Hybris del capitano.

Mi domandavo perchè ogni attore pensasse della medesima realtà cose così diverse e quali fossero gli elementi che ne condizionavano questo approccio. Certamente le necessità, le aspettative e i desideri di ciascuno. Ma anche le priorità, le esperienze passate o la propria "visione del mondo". Ma su tutte pensai fosse dominante la "capacità di giudicare il mondo" da parte di ciascun attore della storiella. La capacità di giudizio, di tutte le funzioni cerebrali nobili è quella che più di qualunque altra riesce a integrare esperienze, ragionamenti, idee e ideologie.
Nel "giudizio sul mondo" è quindi presente una visione gerarchica dello stesso.
Da allora spesso mi ritrovo a giudicare e ordinare vari aspetti della realtà seguendo quella logica "gerarchizzante" ; accadimenti della vita personale così come avvenimenti della vita politica nazionale e/o internazionale piano piano prendono il posto che spetta loro nella gerarchia delle cose.


sabato 2 febbraio 2013

Il contadino ibleo

Non so se avete mai visto lavorare un artigiano o un operaio in una catena di montaggio; i movimenti sono calibrati, discreti, misurati, utili, efficaci, non eccessivi. I movimenti ripetuti, come quelli che si realizzano durante l'attività lavorativa, sono efficienti e tendono a risparmiare energia.
Anche i contadini che ho conosciuto nell'altipiano ibleo utilizzano, nel lavoro,questo tipo di movimento e poichè la maggior parte della loro giornata è dedicata al lavoro, questo tipo di psicomotricità finisce per improntare tutti i movimenti, anche quelli della vita di relazione. E quando infine questo tipo di movimento è quello predominante anche la persona acquisisce un carattere discreto misurato e non eccessivo proprio come la maggior parte dei contadini iblei.

mercoledì 23 gennaio 2013

homo anentropicus



Tra l'"homo consumator" e l'"homo anentropicus" c'è una grande distanza culturale ed evoluzionistica: almeno  la stessa che c'era stata tra  l'homo erectus e l'homo sapiens.
All'inizio era il consumatore; ma non il consumatore normale ma il consumatore "forsennato" tipicamente occidentale, per lo più americano. Per alimentarsi acquistava per due o tre volte il cibo che gli serviva; almeno la metà, dopo averlo tenuto in frigo per qualche giorno, lo buttava nella spazzatura. Il rimanente cibo serviva per superalimentarsi e crearsi una riserva grassa che negli anni lo fece obeso. Per spostarsi utilizzava un'automobile, venti volte più pesante di lui, di enorme cilindrata, dal rendimento pessimo ed altamente inquinante. La quantità di acqua utilizzata era enorme (sette volte la quantità necessaria). Per riscaldarsi usava per lo più combustibili fossili (carbone ed idrocarburi) che bruciava in eccedenza producendo grandi quantità di CO2 e compromettendo il delicato equilibrio dei gas nella biosfera.
Il consumatore era un diretto discendente del cacciatore; così come quello predava la selvaggina, cosi egli attingeva dalle risorse naturali che pensava infinite; i minerali, i combustibili fossili, il legno delle foreste, le risorse ittiche, etc. L'atteggiamento del consumatore era un atteggiamento infantile, da ignorante prima e successivamente, a mano a mano che crescevano le sue conoscenze, da irresponsabile.
Le conoscenze sulle variazioni climatiche, sugli equilibri ecologici, sulle risorse naturali e sulle guerre tra popoli che spesso queste condizionavano, diedero all'uomo un maggiore grado di consapevolezza. Fu questa la molla che spinse il consumatore ad evolvere erso la nuova specie dell'uomo anentropico.

sabato 19 gennaio 2013

Il lavoro anentropico

Ogni giorno in Italia si perdono migliaia di posti di lavoro. La disoccupazione, specie quella giovanile, è a livelli record. E' una catastrofe!. Un Paese senza lavoro è un Paese morto; la nostra Nazione poi è fondata sul lavoro. 
Il problema cosiddetto della "crescita" affrontato, ma non risolto, dal governo Monti, è il problema di come affrontare la disoccupazione; è evidente che non può esserci crescita senza lavoro e quindi con la disoccupazione. Il problema è serio e complicato perchè gli assetti occupazionali degli ultimi decenni hanno visto protagoniste la grande industria (automobilistica, siderurgica, navale) e sopratttutto la piccola e media impresa.
Purtroppo negli ultimi anni proprio queste aree produttive hanno vissuto e vivono momenti di grande crisi con una inevitabile ricaduta negativa sull'occupazione.
Un provvedimento governativo finalizzato alla crescita dovrebbe attirare gli investitori esteri, abbassare il costo del lavoro, proporre incentivi alle piccole e medie imprese etc. Ma il punto centrale della eventuale ripresa dell'industria e della piccola e media impresa è il "prodotto"; cioè non basta attirare gli investitori, e favorire le imprese e gli industriali abbassando il cosiddetto cuneo fiscale, se poi il prodotto dell'industria non ha valore sul mercato. Nei ragionamenti che in genere si fanno su questo argomento non si tiene adeguatamente conto dell valore del prodotto. L'industria automobilistica, per esempio, può riiniziare gli investimenti e ripartire, ma se non si vendono le automobili questa ripresa è destinata a fallire.
Il punto centrale è quindi il prodotto: solo se questo è ricercato sul mercato gli investimenti in quell'industria sono destinati a produrre una ripresa.
La prima cosa che ci si dovrebbe chiedere è la seguente: quali sono i campi, le aree all'interno delle quali si potrebbe operare per creare posti di lavoro?  Per rispondere a questa domanda bisogna prima evidenziare quelle che sono le aree di criticità della nostra attuale società sulle quali è indispensabile intervenire per limitare i danni che in queste aree si stanno producendo.
- I rifiuti solidi urbani . Questa è davvero un'area critica che nel tempo ha generato e continuerà a generare problemi gravissimi al patrimonio naturalistico, all'immagine del nostro Paese (a forte vocazione turistica) e alla salute dei cittadini e all'inquinamento di terreni e falde acquifere, alla genesi di forti tensioni sociali nelle aree delle discariche per non citare quelli legati al "favoreggiamento" della criminalità organizzata. Bisognerebbe quantificare il costo del problema "rifiuti solidi urbani" (sicuramente nell'ordine di miliardi di euro) sommando i costi per lo smaltimento nelle discariche, i costi di una eventuale bonifica dei terreni e delle falde, quelli legati alla insorgenza di patologie più o meno gravi nella popolazione esposta, quelli legati al calo del turismo conseguente al deterioramento dell'immagine del Bel Paese, quelli legati al contenimento delle tensioni sociali etc. Questa è quindi una bella area di intervento dove creare nuovi posti di lavoro. Tutto il lavoro che si genera dal riciclaggio dei rifiuti solidi urbani non genererà solo un prodotto prezioso sul mercato ( le materie prime recuperate) ma, soprattutto, un risparmio enorme sul costo che attualmente ha lo smaltimento dei rifiuti solidi. Questo è uno di quei casi che io chiamo "lavoro anentropico" un lavoro cioè che tende a correggere il disordine del sistema. Se si creano posti di lavoro in questo settore non si abbassa solo il tasso di disoccupazione ma, contestualmente, si opera in un campo dove è necessario intervenire per limitare i danni e si produce un prodotto di valore.
 - Il campo dell'energia . L'energia è un prodotto nobile e commercialmente prezioso di cui non possiamo fare a meno sia  per l'uso domestico che per quello industriale; se paghiamo cara l'energia anche la nostra industria se la passa male (vedi quella dell'alluminio). Anche questa è un'area critica innanzitutto perchè non essendo autosufficienti dal punto di vista energetico la importiamo
 Il vento e il sole ci permettono di produrre energia elettrica che, unitamente alle altre fonti rinnovabili e una certa quota di fonti fossili ci potrebbero garantire l'indipendenza energetica.Gli investimenti nelle piccole e medie industrie che producono pannelli solari e apparati per il microeolico (più che il grande e il mini eolico che risvegliano gli appetiti della malavita organizzata e generano un discreto impatto ambientale) avrebbbero come conseguenza: generare occupazione, non solo nelle industrie produttrici di pannelli solari e apparati per il microeolico, ma anche nelle piccole e medie imprese di impiantisti ed elettricisti. Inoltre la diffusione delle strutture eoliche e fotovoltaiche genera energia senza l'impiego di costi aggiuntivi per materie prime. Questo lavoro nel campo dell'energia è anch'esso un "lavoro anentropico".
- Il campo del risanamento ambientale  .  Purtroppo si parla di risanamento ambientale solo nei giorni successivi alle catastrofi che periodicamente ma fatalmente colpiscono il nostro Paese. 
Il costo di eventi come terremoti, alluvioni, inondazioni, incendi molto spesso è nell'ordine dei miliardi di euro a causa di un territorio "impreparato" alle catastrofi; quindi se il territorio viene risanato il risparmio è assicurato da un minor costo della catastrofe. 
In questo ambito rientrano pure i lavori per risanare gli acquedotti. In molte città il deterioramento degli acquedotti fa si che si perda il 40-50% di acqua, bene naturale non infinito, destinato nei prossimi anni a diventare sempre più prezioso. Risanare gli acquedotti dunque non significa creare solamente posti di lavoro e diminuire la disoccupazione ma risparmiare sul costo dell'acqua.
Il lavoro anentropico, come si vede, è un tipo di lavoro utile che ha un valore aggiunto caratterizzato dalla capacità di contrastare il deterioramento del sistema e di risolvere, contestualmente, più problemi.
Diminuire la disoccupazione aumentando posti di lavoro non utile potrebbe riverarsi una soluzione temporanea in quanto il lavoro non utile è più dispendioso e più difficilmente sostenibile.