A cosa serve il cervello? Qual'è la "mission" del cervello?
La "mission" del cervello non è quella di pensare ( nel senso di "elaborare teorie" come fanno i filosofi) ma di agire.
Il nostro cervello esiste per farci scegliere il modo migliore di agire.
Le azioni che scaturiscono dal funzionamento del cervello servono, come per tutti gli esseri viventi, per: 1) mantenerci in vita, 2) perpetuare la specie, 3) migliorare le nostre condizioni di vita. I punti sono articolati gerarchicamente.
Dal punto di vista filogenetico nell'uomo esistono tre cervelli (vedi MacLean) : l'archipallio (o cervello dei rettili) il paleopallio ( o cervello dei mammiferi) e il neopallio ( o cervello dell'Uomo).
Tutti e tre ubbidiscono alla medesima "mission" sopra illustrata: il più antico ci permette di interagire anche solo con l'ambiente. il secondo con gli esseri viventi e segnatamente i mammiferi, il terzo, quello associativo, con gli altri uomini. Le azioni si coniugano ai tre livelli "archi" "paleo" e "neo" ma tutte finalizzate alla medesima "mission".
Non c'è miglior cervello dell'archipallio per tenerci in vita; esso è formato dal midollo allungato o bulbo: quì sono presenti i centri regolatori per la fame, per la sete, per la termoregolazione etc. Il meccanismo di funzionamento dell'archipallio è un meccanismo semplice ed efficace; molto empirico basato anche su meccanismi di feed-back.
Nel paleopallio le amigdale sono dei centri di integrazione degli stimoli generatrici di quelle che vengono chiamate "emozioni" , una sorta di "contenitore di conoscenza" che tranquilliza e/o allerta il soggetto in riferimento a quella che è la "mission" del cervello. In altre parole la "lettura" del mondo esterno (ivi compresi gli altri esseri viventi) attraverso i canali sensoriali genera tutta una serie di informazioni che giungono al talamo (nuclei posteriori) e da qui alle amigdale che funzionano da centri di integrazione ( raggruppamento e catalogazione) capaci di generare delle percezioni conoscitive complesse che tranquillizzano e/o allertano il soggetto in riferimento a quella che è la "mission" del cervello.
Questi contenitori di conoscenza che chiamiamo emozioni non sono infiniti, ma per così dire standardizzati e discreti in modo tale che, nello stesso soggetto, si ripetano con le medesime caratteristiche e che da esso possano essere facilmente identificate.
L'emozione è dunque una nuova creazione del cervello che contiene una conoscenza finalizzata ad una eventuale azione di lotta o fuga. Le informazioni complesse in essa racchiuse possono spingere il soggetto ad agire (vedi etimo di emozione= muovo da) ma in ogni caso sono "collegate" , tramite il sistema nervoso neurovegetativo, a delle risposte fisiologiche di tipo organico (tachicardia, sudorazione, orripilazione, tensione muscolare etc.) che avvisano il soggetto.
E' come se nel paleopallio la funzione del cervello si esalta in un funzionamento specifico: quì il cervello crea una sorta di riassunto di informazioni che spinge direttamente il soggetto ad agire enfatizzando quella che è la specifica del cervello: l'azione.
Il fatto che l'emozione è in qualche modo legata alla conoscenza e non ad una sfera per così dire umanistica e/o creativa può essere difficile da accettare per tutta una serie di motivi che culturalmente dividono l'emotività dalla razionalità considerandole come espressioni di due mondi irriducibilmente diversi ed inconciliabili.
Il neopallio è quella che comunemente chiamiamo corteccia cerebrale associativa che è poi la parte più vistosa del cervello stesso. Esso contribuisce alla funzione di generare le azioni in un modo assolutamente "rivoluzionario" . Non c'è più la funzione "automatica" dell'archipallio, e quella di "integrazione" degli stimoli esterni del paleopallio ; qui gioca un ruolo insostituibile la funzione "associativa". L'archipallio utilizza meccanismi automatici o a tipo feed-back per governare le risposte centrali. Il paleopallio mette assieme informazioni provenienti da più parti dalla periferia per cui l'integrazione fa nascere una nuova informazione più complessa utilizzabile per governare la risposta. Il neopallio infine riesce a realizzare una integrazione intelligente in cui gli stimoli si associano sulla base della pertinenza (elemento qualitativo) e della frequenza (elemento quantitativo).
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